In alcune situazioni di particolare vulnerabilità un aiuto concreto alla popolazione locale può passare anche attraverso modalità “creative”.
È il caso, ad esempio, di uno degli ultimi interventi che il CISP ha portato alle bambine e ai bambini dei Campi Sahrawi attraverso il progetto “Diritto all’Educazione, diritto al futuro per le nuove generazioni Sahrawi”.
Finanziato dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese, insieme con l’associazione “1514 Oltre il Muro” e implementato dal CISP assieme ad una rete di partner, il progetto ha portato un sostegno concreto agli scolari con un doppio obiettivo: incrementare l’alimentazione, spesso insufficiente, dei ragazzi e delle ragazze e al contempo contrastare l’abbandono della frequenza scolastica.
L’azione
A partire da aprile del 2021 e per un intero ciclo scolastico CISP e gli altri partner del progetto hanno distribuito merende composte di prodotti come uova, pane, succo (secondo disponibilità e criterio di differenziazione) ad allievi e allieve di 6 scuole primarie e secondarie della Wilaya (provincia) di Dahla, una delle cinque circoscrizioni di cui si compongono I campi dei rifugiati sahrawi. La Wilaya di Dahla è stata scelta perchè vi è una maggiore concentrazione di famiglie vulnerabili, tra cui molte sfollate dal Sahara Occidentale a seguito della ripresa della guerra.
Iniziato con 3200 bambini registrati nelle scuole, il progetto è terminato con un incremento delle presenze,arrivando a 3450 bambini destinatari delle merende, un risultato che segnala l’efficacia della strategia: portare cibo nelle scuole può raggiungere il doppio obiettivo di nutrire chi ne ha bisogno, ma anche di mantenere alta la frequenza scolastica.
Partner di progetto
Il progetto è stato proposto da una rete di associazioni italiane solidali con il popolo sahrawi. Queste associazioni hanno sostenuto e sostengono il popolo sahrawi sia con azioni umanitarie sia nella celebrazione del referendum di autodeterminazione che l’ONU si propone di realizzare sin dagli anni ’60.
Il progetto è realizzato dal CISP e dal Ministero dell’Educazione sahrawi, in collaborazione con le associazioni: “1514 Oltre il Muro”; “Jaima Saharwi”; “Help for Children”; “Amici del Lago-Legambiente”; “El Ouali”
Il contesto
La popolazione sahrawi è da 47 anni dislocata in tre situazioni createsi a seguito del ritiro dal Sahara Occidentale della Spagna (che lo aveva colonizzato dal 1850 al 1975) e dell’immediata occupazione da parte del Marocco.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, oltre 173.000 persone vivono come rifugiati a sud dell’Algeria, nella Regione Tindouf; circa 200.000 vivono nei territori occupati dal Marocco ed oltre 100.000 nei territori de Sahara Occidentale sotto il controllo del Fronte Polisario, l'organizzazione per l’indipendenza del Sahara Occidentale.
Il conflitto armato tra Fronte Polisario e Marocco, iniziato nel 1975, fu sospeso nel 1991, grazie alla mediazione delle Nazioni Unite, ma è ripreso nel 2020, causando un movimento di sfollati, molti dei quali si sono riuniti ai sahrawi residenti nei campi dei rifugiati in Algeria.
Nei campi dei rifugiati la frequenza della scuola primaria è obbligatoria per tutte e tutti senza distinzioni ed è una opportunità per acquisire, insieme alle competenze per affrontare la vita, anche la coesione di gruppo, il rafforzamento della propria identità, la difesa da estremismi e da ambigue opportunità, il riconoscersi in valori di rispetto, uguaglianza e democrazia.
Le difficoltà di un contesto precario ed isolato e completamente dipendente dagli aiuti esterni non permettono condizioni ottimali per incoraggiare la frequenza scolastica: la lontananza dalle abitazioni, l’alimentazione insufficiente sono tra le ragioni del rischio progressivo di abbandono scolastico.
L’impegno del CISP nei Campi Sahrawi
Il CISP segue la vicenda del Sahara Occidentale a partire dal 1984 intervenendo nei campi dei rifugiati sahrawi e nei territori sotto il controllo del Fronte Polisario con aiuti umanitari per garantire diritti di base alla popolazione: alimentazione, educazione, salute. Parallelamente, sostiene con azioni di informazione e advocacy la realizzazione del referendum di autodeterminazione proposto dall’ONU.